“Quel tuo nome che non sappiamo / cantare per intero / tu che spingi le cose fino alla fessura / di questo mondo e le corredi / d’ombra e di mistero. / Niente tu sei. Il più bel / niente in attesa che il respiro / si faccia orma terrestre, / segno, piega, spigolo e lato / e forma. Attesa e segno”. (Mariangela Gualtieri)
Ecco Anam, dal sanscrito senza nome, il simbolo di un’anima collettiva che ci unisce al tutto e ci ricorda che siamo al tempo stesso unici e parte di qualcosa di più grande. Essa ci invita a riconoscere che, al di là dei ruoli, delle maschere e delle definizioni che assumiamo nella nostra quotidianità, esiste una parte di noi che è universale, eterna, pura. Questo concetto si radica in antiche tradizioni spirituali, in cui l’anima non è vista come una proprietà individuale, ma come una manifestazione del tutto, una goccia nell’oceano dell’esistenza. La scultura di Elia Alunni Tullini cattura questa verità senza tempo, trasformandola in forma visibile attraverso la ceramica, che con la sua matericità delicata e plasmabile diventa il mezzo ideale per dare corpo a questa verità fragile e senza tempo.