Elia Alunni Tullini

Elia alunni Tullini è un giovane artista umbro che ha incentrato la sua ricerca intorno al concetto di decadenza culturale e disfacimento dei valori della società contemporanea in cui l’individuo è ridotto a mero prodotto,  che non sembra avere spiraglio alcuno di salvezza. Con l’opera monumentale Involucro, realizzata in cemento armato ed esposta alla Biennale di Londra del 2021, lo scultore sintetizza la sua poetica attraverso una figura femminile senza volto, a significare l’annullamento dell’individualità, con il capo reclinato in avanti in segno di sottomissione e schiacciata dal peso di un mondo che non riconosce più le istanze profonde dell’essere umano. Le crepe disseminate sul corpo e impresse come stigmate sulla materia, solida in apparenza ma soggetta allo sgretolamento, contribuiscono alla creazione di una immagine iconica che induce ad una riflessione profonda sul destino e sul linguaggio della contemporaneità. Nella sua formazione artistica Tullini ha mutuato tantissimo dallo studio ed approfondimento delle tecniche scultoree del passato, dal lavoro come apprendista alle fonderie Battaglia e dalla sapienza artigianale appresa dal nonno restauratore. Le sue creazioni non sono frutto di manipolazione della materia ma il calco viene plasmato sul corpo della modella, proprio per restituire un’opera che rispecchi la fedeltà alla natura cui appartiene ancora il primato della perfezione. A differenza di molta arte concettuale del secolo scorso, che privilegia la potenza del concetto a scapito della forma, le opere di Tullini, benché animate da un afflato tragico, esprimono bellezza ed armonia con richiami evidenti alla scultura classica ma con incursioni inevitabili nell’arte del Novecento. Nella serie Siamo Solo Prodotti, l’immagine iconica Involucro viene riprodotta in scala ridotta con l’uso della tecnologia in 3D, che ne facilita la realizzazione e la possibilità di distribuzione, ma che diventa altresì parte integrante dell’opera e del suo messaggio, richiamo accorato contro l’omologazione  dell’individuo. Figure statiche e senza volto, con il capo chino,  la cui peculiarità è data dal colore shocking del linguaggio pop. Come per le Marilyn di Warhol la ripetizione seriale ed infinita di un soggetto, invece di celebrarne la grandezza, ne sminuisce l’essenza ponendolo di fronte a mille specchi e rendendo ciò che è riflesso ancora più vuoto della prima matrice, riducendolo a “cosa” come la lattina della Campbell. Il codice a barre scolpito sulla spalla, le giunture evidenziate per rimarcarne il marchio industriale, il segno dello slip a conferire un pudore patetico alla nudità. L’uso forte e variegato del colore, dallo sgargiante fucsia all’intenso blu Klein, diventa un imbellettamento inutile e superfluo che non toglie spessore alla tragicità dell’immagine, che silenziosa e mesta, diventa simbolo di una umanità sempre più spersonalizzata e destinata all’estinzione fino a quando non rialzerà il capo in segno di rivolta.

Personali e collettive: 2024 Futurismi Contemporanei a Villa Valmarana (Mira-Venezia), Fondazione Donà Modica delle Rose in occasione della 60° Biennale di Venezia; 2023 MUSA Reggia di Portici, MUSA Sicily Art Expo al Castello di Donna Fugata (Ragusa); MUSA Museo di San Francesco a Montefalco in occasione della collettiva Isola Prossima, a cura di Matteo Pacini, con il patrocinio di ARPA; 2022 Fiera Milano Scultura; Art Keys ad Agropoli (Salerno); installazione Involucro in occasione della Biennale di Palma di Montechiaro (Agrigento); 2021 selezionato per la mostra alla Biennale di Londra a Chelsea; 2017 monumento in bronzo a Jarno Saarinen a Turku in Finlandia; 2016 monumento in bronzo a Jarno Saarinen a Petrignano d’Assisi; 2014 apro lo studio a Foligno nel magazzino di nonno; 2013 ritoccatore di cere e formatore nella fonderia Battaglia a Milano.