“I’m not an abstractionist. I’m not interested in the relationship of color or form or anything else. I’m interested only in expressing basic human emotions: tragedy, ecstasy, doom, and so on.”
Mark Rothko
La ricerca di Gabriele parte come per ogni artista da un’irrinunciabile pulsione interiore ad appropriarsi di uno spazio, nel suo caso attraverso una cifra, un segno, che informa di sé i materiali, piegati al servizio di questo urgente richiamo. Guardando le sue tele ci sovvengono nomi illustri, ma sebbene certamente il nostro artista stima e medita sulle scelte stilistiche di maestri quali Mark Rothko, Cy Twombly, Jean Michel Basquiat, Antoni Tàpies, Alberto Burri, questi sono per lui un retroterra inconscio, responsabili di mediare silenziosamente l’espressione del suo approccio al mondo. La forma è rinnegata, le parole che a volte si insinuano nell’intenso tessuto cromatico non si leggono, sono usate insieme al colore per veicolare un messaggio fatto di sola materia e istinto.
La cifra espressiva di questo artista possiede dunque la forza che tale scelta di principio richiede, si impone prepotentemente sullo spettatore conquistando la sua componente più istintiva e primordiale, quella che nonostante le catene imposte da qualsivoglia sovrastruttura, è ancora in grado di lasciarsi trascinare da chi sia in grado di condurla in un viaggio di cui resta rigorosamente ignota la meta.
L’evento si svolgerà in collaborazione con Zenoteca, che ospiterà parte dell’esposizione e dedicherà il proprio aperitivo all’evento.
La presentazione delle opere sarà intervallata da letture di passi di poesia, prosa e saggistica relativa alle tematiche della mostra.