“Mi hanno assalito i ricordi di una vita che non mi apparteneva più, ma in cui avevo trovato le gioie più povere e più tenaci. Allora tutta l’inutilità di ciò che facevo in quel luogo mi é rimontata alla gola e ho avuto una fretta soltanto, di farla finita presto e di ritrovare la mia cella ed il sonno”
“Lo Straniero” Albert Camus
Non a caso abbiamo citato un brano tratto dal romanzo LO STRANIERO di Albert Camus, proprio per ricordare quel senso di “dépaysement” che caratterizza la vita del protagonista e che è punto di partenza nella poetica di FRANCESCO CASSANO. L’artista ha trascorso gran parte della sua esistenza nei luoghi del pianeta dove ad essere in discussione è la sopravvivenza quotidiana, operando come medico nelle ONG internazionali. La passione per la pittura nasce come momento di riflessione e liberazione dalle catene soffocanti che le esperienze tragiche e forti della sua professione lo costringono a vivere. La pittura gli consente una distanza emotiva ed una visione più lucida, che l’uomo, prima che il pittore, ci restituisce nelle sue tele. Quelle di Francesco sono sempre, come ci suggeriscono i titoli, precise dichiarazioni di denuncia, legate a luoghi e ricordi, ma anche riflessioni profonde sul senso della vita e le sue finalità. La durezza dei temi si alleggerisce attraverso il linguaggio dell’astrazione, alla continua ricerca di un equilibrio formale che si esprime attraverso la vivacità del colore ad olio e che ricorda l’intensità cromatica dei luoghi esotici in cui ha vissuto.